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FNSI/La buffonata del referendum

Ogni volta che succede qualcosa sul fronte FNSI, contratto e similari, penso che si sia raggiunto il fondo e che, peggio di così non ci possa essere nulla. Invece NO! Ogni volta la mia fiducia nelle istituzioni dei giornalisti subisce una nuova mazzata.

Dopo una firma contrattuale fatta dalla dirigenza con un’incredibile accelerata finale, fregandosene di consultare preventivamente la base: Commissione contratto e CDR. Non si è poi mai capito, e non è stato spiegato, per quale motivo i giornalisti dovessero correre a precipizio alla firma di un contratto che, di fatto, sigla la fine dei giornalisti e del giornalismo stesso. Forse l’unica scusa plausibile è quella di ottenere più in fretta i soldi del Governo per gli amici editori.

Comunque nella riunione del 24 luglio, la Giunta ha dato decisamente il meglio di se stessa. Decide e convoca il Referendum, richiesto dal Consiglio Nazionale. Non lo circoscrive solo agli iscritti ma lo apre a tutti i giornalisti con un contratto in essere, ai freelance, ai Cococo, a tutti i giornalisti insomma che hanno una posizione INPGI. Evviva, grande gesto di democrazia, effettivamente il contratto riguarda e tocca tutta la categoria non solo gli iscritti al sindacato!

Ma no, non illudetevi, alla fine con un impeto di generosità la Giunta aggiunge una bella postilla: “Se non sarà raggiunto il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto non si darà corso allo scrutinio”.

Non potevo credere che un sindacato, il nostro sindacato, fosse arrivato a tanto. Data la reiterata minima affluenza al voto della nostra categoria, persino quando il voto è on line, già sarebbe stato impossibile arrivare al quorum con il voto limitato agli iscritti che più o meno rappresentano il 20 per cento della categoria. Tra gli iscritti nelle varie regioni, da sempre non vota più del 15/20 per cento, se va bene. In Lazio e Lombardia si va poco oltre i 1.500 proprio quando si muovono le masse popolari e pure per l’INPGI, con anche quattro giorni di voto on-line, non ha votato più del 20 per cento degli aventi diritto.

Ma pretendere un quorum per una platea di aventi diritto che è quella dell’INPGI vuol dire prendere in giro la categoria e pensare che i giornalisti siano tutti fessi.

Chiariamoci le idee con un po’ di numeri: Il numero dei giornalisti iscritti alla Gestione Separata INPGI è 39.454, che rappresentano il 38,3% degli iscritti all’Ordine. I giornalisti iscritti alla Gestione Principale (Gestione sostitutiva dell’AGO), cioè i lavoratori subordinati sono 34.076, pari al 33,1% degli iscritti all’Ordine.

Dalle indicazioni della FNSI si evince con chiarezza che la platea degli aventi diritto al voto per il referendum è quella dell’INPGI. Se togliamo i 15.600 che sono iscritti ad entrambi le gestioni, salvo qualche aggiornamento dell’ultim’ora, quindi, ben 57.930 giornalisti.
Il quorum per il referendum dovrebbe essere di “solo” 28.966 votanti. Robe da crepare dal ridere se non ci fosse da piangere.

Ma quando mai? In che film potrebbero mai andare al voto per un referendum che per di più non ha nemmeno valore vincolante più di 25.000 giornalisti?
Il nostro sarebbe un referendum a cose fatte, anzi più un sondaggio di opinione. Se non si raggiunge il quorum manco si aprono le urne.
Quindi metti caso che per un evento miracoloso si arrivasse a 25.000 votanti non si potrebbe mai sapere se hanno votato a favore o contro il contratto!

E magari ci sarà pure qualche giornalista che si sobbarca ore di viaggio da Olbia a Cagliari o da Siracusa a Palermo per votare. Ma niente, nonostante lo sforzo, non potrà mai sapere il risultato. Quindi oltre al danno anche le beffe.
E poi le urne dalle varie regioni devono pure partire e raggiungere la FNSI a Roma, perché solo lì saranno scrutinate. E come? Con quali garanzie? Ma chi se ne frega delle garanzie tanto il quorum non ci sarà e allora le schede potranno pure essere disperse in mare o buttate dal finestrino del treno, tant’è.

Avere organizzato un referendum (che avrebbe solo un valore politico) esigendo un quorum è la dimostrazione palese di quanto questa dirigenza sia terrorizzata dal giudizio della categoria.
La Giunta deve aver pensato che questa volta, dati i malumori che circolano tra i giornalisti, non sarebbero riusciti a gestirlo bene come quello per l’ultimo contratto, dove perfino i freelance, che avevano la loro bell’urna separata, riuscirono a essere favorevoli a un contratto che di fatto li aveva mollati all’ultimo momento!!
Una buffonata quindi, tanto per prendere in giro una volta di più tutta la categoria. E quanto costerà questo giochino che a tre mesi dalla firma, con un contratto già in vigore, chiede alle vittime se sono d’accordo con i carnefici? E io pago…

Simona Fossati
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