Il passato
Freelance, una storia di ordinaria follia sindacale.
I freelance sono stati e sono uno dei temi centrali delle discussioni sul contratto, inseriti a pieno titolo nella piattaforma presentata agli editori nell’ormai lontano maggio 2005.
Per tre anni in tutte le sedi sindacali, a tutte le riunioni: Consiglio Nazionale, Stati Generali, Commissione Contratto, manifestazioni pubbliche, da parte di praticamente tutti i dirigenti sindacali di tutte le regioni, ci si è riempiti la bocca con la parola “lavoro autonomo”.
La dirigenza della FNSI ha elaborato non si sa bene quali dati e ha stabilito che più del 50 per cento dei giornalisti oggi lavora in proprio. La parola d’ordine che circola da tre anni è: “Bisogna fare qualcosa per chi è fuori dalle redazioni”.
E nell’attesa che a qualcuno venga in mente di agire, il mercato degenera, gli abusi si perpetuano, siamo tornati ai tempi degli schiavi.
Unico settore del mercato del lavoro dove i compensi vengono ridotti d’ufficio. Viene perfino disattesa la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo che all’articolo 23 recita: “Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro…Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana…” I referenti contrattualizzati fanno finta di non conoscere le regole del gioco, e se qualche malcapitato osa chiedere “Quanto mi pagate?” oppure “quando?” la fine è segnata: il rompiballe non potrà più lavorare. E il sindacato resta lì, immobile, aspettando un contratto che non arriva, e chiedendosi che cosa fare per risolvere il problema.
Quando basterebbe cominciare dalle piccole cose. Oppure da una grande cosa: la costituzione dell’Organismo di Base dei Freelance, approvato all’unanimità al Congresso di Saint Vincent, nel 2004, per dare più forza e rappresentatività ai colleghi che lavorano fuori dalle redazioni. Sollecitato continuamente non solo da Senza Bavaglio ma da tutti i freelance che, giorno dopo giorno, si sentivano sempre più a disagio e, giorno dopo giorno, si chiedevano perché mai iscriversi al sindacato. Lo Statuto della FNSI recita al capo III, articolo 8: “Il Congresso nazionale è il massimo organo della FNSI; esso ha tutti i poteri deliberanti…Le decisioni del Congresso sono obbligatorie per tutte le Associazioni Regionali e le organizzazioni federate…”.
Una norma assai precisa e chiara. Evidentemente, non è valida quando si tocca il mondo dei freelance. Perchè in tre anni la dirigenza di questo sindacato non è stata in grado di applicare una mozione congressuale vincolante? La cronaca. Qualche mese dopo la conclusione del Congresso ne abbiamo sollecitato la costituzione. Risposta: “Ah, ma dovete preparare tutto ciò che serve per la costituzione, leggetevi statuti e regolamenti”. Così abbiamo fatto: seguito passo passo l’iter burocratico individuato. Preparato addirittura una bozza di statuto, sulla falsariga di quello dell’Usigrai (come ci era stato suggerito), senza avere un minimo di supporto da parte del nostro sindacato, senza poter consultare un tecnico della FNSI.
Il gruppo freelance di Senza Bavaglio si è riunito più volte: un lavoro massacrante che spesso ha costretto i colleghi a recuperare il tempo perduto di notte per scrivere i pezzi – perché, guarda caso, anche i freelance devono pagare bollette, affitti e quant’altro – o a rubare il tempo alle famiglie. La prima bozza dello statuto e i primi espletamenti burocratici sono stati presentati a Roma alla segreteria della FNSI perché li consegnasse a tutta la Giunta nell’ottobre 2005.
Da quel momento in poi, più volte la dirigenza della FNSI ha cambiato le regole del gioco e noi, ogni volta adempivamo alle richieste, con grande dispendio di energie e di lavoro, senza che mai nemmeno una volta per sbaglio ci venisse chiesto se volevamo usufruire dei tecnici della FNSI.
E così passavano i giorni, i mesi, gli anni. Finalmente nel novembre del 2006 ci viene detto che l’Organismo di Base non si può costituire perché è una “scatola vuota”. Immediatamente parte un appello, cui molti di voi hanno subito risposto, per trovare le firme di adesione all’Organismo di Base. E così 300 firmatari ci hanno dato fiducia e ci hanno aiutato a riempire “la scatola”. Ma ancora non bastava ci volevano altre procedure burocratiche.
Per la verità, a questo punto della vicenda, i freelance di Senza Bavaglio non ne potevano più e qualcuno ha persino condiviso il sentimento di tutti quei giornalisti che vorrebbero stracciare la tessera del sindacato. Ma moltissimi amici e colleghi, primi tra tutti i due consiglieri nazionali di Senza Bavaglio entrambi contrattualizzati, Zenone Sovilla (L’Adige) e Massimo Alberizzi (Corriere della Sera), hanno convinto il gruppo dei freelance che bisognava alzare la testa e opporre coraggio ai tentativi di distruggere il nostro lavoro.
Così, per l’ennesima volta, riunioni per aggiustare e correggere lo statuto, presentare la bozza definitiva, eseguire tutte le nuove procedure burocratiche. E finalmente il malloppo viene consegnato il 7 marzo. Passano questa volta solo 20 giorni e ci viene svelato che in realtà il tutto deve essere protocollato, la procedura cambia di nuovo.
Così, lettera al Segretario, statuto e firme ripartono per Roma e il plico/raccomandata viene consegnato in FNSI il 27 marzo. Tanto per la cronaca l’iter della costituzione dell’Organismo di Base si conclude con l’approvazione in Consiglio Nazionale su richiesta della Giunta, oggi composta da sette membri della maggioranza di Autonomia e Solidarietà e tre di minoranza. Finalmente il 3 Maggio (2007), durante una riunione di Giunta FNSI, il Segretario Generale Paolo Serventi Longhi dà ufficialmente il via alla procedura per la costituzione dell’Organismo di Base dei Freelance. L’istruttoria viene affidata ai membri di Giunta: Guido Besana, Pino Nardi e Cinzia Romano.
La procedura statutaria prevede poi che sia il Consiglio Nazionale a costituire ufficialmente l’Organismo di Base. Ci viene comunque garantito che all’Ordine del giorno del prossimo Consiglio Nazionale ci sarà anche l’Organismo di Base. Viene convocato il Consiglio Nazionale, non c’è traccia della questione. Le nostre proteste vengono subito spente con la garanzia che se ne parlerà nelle “varie ed eventuali”. Il CN dura due giorni, il 20 e 21 giugno. Si conclude con le varie ed eventuali e il Presidente Siddi, con una velocità che quasi non lo lascia respirare, pronuncia la fatidica frase: “nessuno ha presentato varie”.
Si chiude così l’ultimo Consiglio Nazionale prima del XXV Congresso della FNSI che si svolgerà alla fine di Novembre. La nostra reazione con i dirigenti FNSI è veramente dura. Riusciamo a sapere che nello Statuto presentato da noi (seguendo le loro indicazioni) ci sono dei punti che non vanno bene ad alcuni membri della Giunta.
E perché mai dal lontano 2005 a nessuno è venuto in mente di aprire un tavolo di discussione sui singoli articoli dello statuto proposto? Perché mai la commissione costituita (due anni dopo) non ci ha convocato subito per chiarire articolo per articolo l’ultima versione dello statuto? Infine, dulcis in fundo, ci viene contestato il fatto che un Organismo di Base deve in qualche modo autofinanziarsi e che, su questo punto, abbiamo indicato modalità non condivisibili.
Peccato, davvero un peccato, perchè proprio il giorno precedente, in Consiglio Nazionale, la regione Marche, in fase di discussione del bilancio, ha chiesto un finanziamento per costituire lo sportello freelance, da prelevare dal Fondo di Solidarietà che in questo momento è “molto florido”. Proposta manco a dirlo subito accolta dalla dirigenza che ammette di avere già due anni fa stanziato 70.000 euro per gli sportelli freelance e dichiara di voler provvedere ad un uguale (o forse pure maggiore) finanziamento.
Guarda, guarda, 70.000 euro da spartire tra le regioni, per i freelance. 70.000 euro perfetti per autofinanziare la nascita dell’Organismo di Base! E ancora, ricordiamo per dovere di cronaca, che i soldi per gli sportelli vengono equamente divisi a pioggia tra tutte le regioni, contrabbandando per democrazia ciò che assomiglia più a un colpo di mano. Quindi la Lombardia e il Lazio prenderanno esattamente gli stessi soldi di Val d’Aosta e Basilicata.
Come se avessero lo stesso numero di giornalisti freelance e la stessa quantità di problemi da risolvere. Non ultimo salta fuori che alcuni dirigenti della Corrente di Autonomia e Solidarietà delle piccole regioni “non condividevano come soluzione per il lavoro autonomo la costituzione dell’Organismo di Base”. Dal novembre 2004 a oggi però a nessuno è mai venuto in mente di aprire un confronto sulla questione. Ancora una volta una grande occasione persa. Tre anni buttati via che si sommano a tutti gli altri persi a capire se il lavoro autonomo esisteva davvero oppure no. Ma al di là dei freelance, questa vicenda mostra qualcosa di molto più pericoloso.
Questo sindacato com’è strutturato oggi mostra tutti i suoi limiti di rappresentanza. Molti dei suoi dirigenti – soprattutto quelli delle piccole regioni – sembrano più attenti a conservare i propri posti e i privilegi garantiti dal loro ruolo, che a tutelare i giornalisti, il giornalismo, e in particolare, nel caso dell’Organismo di Base, i freelance.
Un sindacato così rischia di non andare da nessuna parte e deve immediatamente capire che se non si trasforma radicalmente, cambiando funzioni, metodi, e comportamenti – affiancando al tradizionale ruolo da antagonista nuovi ed efficaci compiti da protagonista – e non ultimo liberandosi della zavorra, è destinato a celebrare il suo funerale.